La basilica di Santa Maria in Porto, attigua a un monastero della fine del Cinquecento, fu fatta costruire tra il 1553 e il 1606 dai canonici lateranensi su progetto di Bernardo Tavella. I lateranensi avevano abbandonato la chiesa di Santa Maria in Porto Fuori, distante circa quattro chilometri dalla città di Ravenna, per contrasti con i Veneziani da qui il nome della basilica, e avevano iniziato a costruire il nuovo monastero sin dalla fine del Quattrocento. Parte dei materiali pare provenissero dalla chiesa di S. Lorenzo in Cesarea, costruita per volontà di Onorio nel V secolo. La splendida facciata in pietra d’Istria e marmo fu realizzata alla fine del XVIII secolo. Il ricco stile neoclassico - con colonne, nicchie, statue, un grande finestrone balconato - rende S. Maria in Porto un’eccezione rispetto alle altre chiese ravennati.
Sul portale c’è una statua seicentesca della Madonna Greca, affiancata da quattro figure che rappresentano la Fede, la Speranza, la Carità e l’Umiltà.
Anche l’interno è imponente, già solo nell’estensione (misura 68x47,50 metri), diviso in tre navate da due file di pilastri che si alternano a colonne e sormontato da una cupola ottagonale che raggiunge quasi 50 metri di altezza. È l’unica chiesa di Ravenna a essere dotata di due organi, voluti per consentire l’esecuzione di musiche a cori spezzati durante le liturgie solenni.
Sull’altare maggiore si trova un pregevole coro in legno del XVI secolo, ma ben più famoso è il bassorilievo in marmo della Vergine orante posto sul transetto. Conosciuto col nome di Madonna Greca è ammantato dal mito, la tradizione narra infatti che il bassorilievo è giunto in volo sulle coste di Ravenna all’alba dell’8 aprile del 1100, accompagnato da due angeli che portavano delle fiaccole.